Alla domanda “cos’è il paesaggio?” possiamo rispondere così: ciò che conserviamo nella memoria dopo aver smesso di guardare, ciò che conserviamo nella memoria dopo aver smesso di esercitare i nostri sensi all’interno di uno spazio investito dal corpo.
(Gilles Clement. Giardini, paesaggio e genio naturale)
Il paesaggio in noi
La prima volta in cui ho avuto la percezione piena di una esperienza virtuale, qualcosa che è rimasto in me presente e impresso nella memoria a comprovare nel tempo di aver vissuto quel momento, è stato nel 2007 la visita di Starry Night, una delle primissime esperienze espositive virtuali dedicata all’opera di Van Gogh.
l’organizzazione dello spazio non era diversa da quella che avrei trovato se mi fossi recato nella realtà: un ingresso, il bookshop, le sale con le opere, un percorso guidato da infografica mi indicava la direzione della visita. Tutto mi avvicinava alla realtà, eppure ero altrove. Tutto attorno a me era letteralmente riempito dal disegno dei progettisti che senza i vincoli della materia avevano creato non uno spazio ma uno stato emotivo, dato corpo all’ideale condizione sentimentale in grado di fare entrare in sintonia il paesaggio immaginato e raccontato dai designer della mostra, con il mio paesaggio…